Sto seguendo un canile della zona e per aiutare i cani presenti nella struttura si sono introdotte diverse attività oltre alle passeggiate: per esempio problem solving, mobility, ricerca e esercizi vari.

In realtà ciò che possiamo fare con i nostri cani è molto, molto ampio.
Le attività che proponiamo ai cani (nostri o della struttura), quando ben fatte, li aiutano a sviluppare competenze, aumentare la pazienza, fare nuove esperienze e ovviamente divertirsi per esempio.

C’è un altro aspetto che può passare inosservato e che invece c’è, è lì: la possibilità di interagire con qualcuno (in molti casi noi persone, in altri casi altri cani). L’interazione, la condivisione, lo scambio di sguardi, di sorrisi, di contatto, di voce è ciò che va a riempire, ad appagare alcuni dei bisogni e desideri di un individuo.

Bisogni e desideri che vengono spesso espressi dalla parola Motivazione (forse ne hai già sentito parlare).
Ne cito alcune: motivazione sociale, territoriale, di ricerca, possessiva, perlustrativa, esplorativa, affiliativa, sillegica ecc.

Questi bisogni e desideri, li abbiamo anche noi, non ne siamo immuni. Solo che a differenza dei cani, solitamente noi abbiamo più margine di libertà nel poter riuscire ad appagarli, a soddisfarli.
Oggi sento di aver voglia di fare due parole? Posso chiamare al telefono un mio amico, fare due passi, andare in un bar… (motivazione sociale).
Se sono in famiglia, anche il solo giocare a carte o ad un gioco in scatola è un modo per condividere del tempo con qualcuno dei nostri. E quindi sentirsi parte di qualcosa di più grande (motivazione affiliativa).
Il voler proteggere la propria casa, salvaguardare il proprio spazio, non è l’espressione della motivazione territoriale? E come lo facciamo noi? Recinzioni, antifurti…i cani con le marcature per esempio.
La mia passione a camminare e inoltrarmi a volte in posti a me ancora sconosciuti non è l’espressione delle motivazione cinestetica e perlustrativa?

Le motivazioni dipendono dalla razza ma anche dall’individualità del cane.
Quindi anche i cani “meticci”, la cui razza non è riconoscibile al 100%, hanno le loro motivazioni. E se la razza influenza, a mio avviso, molto più certe motivazioni rispetto ad altre (si veda la motivazione a predare, ad essere possessivi, a proteggere il proprio territorio e così via), per altre forse è più l’individualità che ne amplifica il volume e tra queste ci metto le seguenti motivazioni:

  • epimeletica, cioè il voler prendersi cura di un altro essere vivente
  • affiliativa, cioè il voler essere parte di un gruppo ristretto (la famiglia – non per forza umana)
  • sociale: il voler avere a che fare con altri individui al di fuori della famiglia

Ritornando al canile, quando propongo ai volontari di fare qualche attività con i cani presenti, tra i vari obiettivi c’è proprio questo: dare modo a quel cane di viversi un po’ di tempo con una persona.
E le attività, tra cui posso aggiungere anche le coccole, sono un mezzo per arrivare a questo obiettivo.

Così mentre si fa ricerca o problem solving insieme a quel particolare cane, mi chiedo:
“Come si può sentire questo cane, che magari si è abituato a cavarsela da solo la maggior parte delle volte e senza appoggio della famiglia, invece ad essere coinvolto, ad essere spronato, a sentire che c’è qualcuno che fa il tifo per lui e che è li per aiutarlo?
“Come si può sentire ad essere visto, preso in considerazione?”

Qualcuno potrebbe pensare “cani del canile…cosa gli si va a rompere le scatole facendogli quelle cose lì?!”
In realtà il peggiore trattamento è proprio lasciarli li nel box e crederli solo in grado di “prendere le coccole o di fare due passi fuori”.
Ovviamente ogni attività deve essere calibrata rispetto all’individuo che si ha davanti, nel rispetto delle sue esperienze, del suo vissuto e delle sue attitudini.

E per i nostri cani?
Non è forzarli, rompergli le scatole con queste cose? Non basta l’amore che gli diamo, le coccole che dispensiamo e la pappa che gli forniamo?
No!!! Santa polenta!
Chiedete a lui o lei!
Provate a proporgli qualcosa, fosse una passeggiata che magari non fa quasi mai perché “tanto c’è il giardino“.
Provate a giocare con lui, cercando anche di capire per cosa può essere portato e quali preferenze può avere.
E’ un asso nella ricerca?
E’ uno a cui piace risolvere i problemi?
E’ un tipo dinamico che adora sfruttare quello che gli offre l’ambiente per mettersi alla prova?
E’ un’anima che vuole fare qualche chiacchera anche con i suoi consimili?

Segnalo un altro approfondimento scritto qualche tempo fa in cui affronto l’argomento: Giocare e passeggiare: solo uno sfogo?

Tutto con le giuste maniere, con giusti tempi e modi, rispettando sempre chi abbiamo di fronte.