Di maltrattamenti verso i cani ce ne sono tanti e diversi.
Spesso pensiamo ad un maltrattamento di tipo fisico, per esempio il cane picchiato da qualcuno, di solito quando vediamo un cane impaurito o che cerca di evitare il contatto con le persone o più raramente quando abbaia “da cattivo” per allontanare la persona stessa.
Possiamo vedere questi tipi di atteggiamenti un po’ dovunque, in passeggiata, nei canili, a casa di qualcuno.
A volte è proprio così, il cane ha subito violenza fisica.
Tuttavia non esiste solo questo tipo di maltrattamento ed è importante saperlo, a mio avviso, sia per capire come possiamo aiutare quel cane, sia quando si decide di adottarlo e quindi ci si interfaccia con canili, rifugi, associazioni intermediare, allevamenti o privati.
Questo ci consente non solo di intuire e farci un’idea di quali difficoltà potrebbe avere quel cane, ma anche con chi abbiamo a che fare. Purtroppo alcuni di questi enti non sempre agiscono per il benessere del cane e chi ne paga le spese sono i cani in primis e le famiglie adottanti successivamente.
Per dare uno spunto di riflessione provo ad elencare quelli che ho individuato nel corso del tempo.
Tutti possono lasciare segni più o meno profondi. Ogni individuo ha delle risorse infinite e spesso è in grado di recuperare, ma il tempo di recupero non sempre è breve.
Ecco qui la “mia” lista:
- maltrattamento fisico
- maltrattamento verbale
- deprivazione
- mancanza di soddisfazione dei bisogni del cane
- isolamento del cane
- “coccole” subite
- cane come surrogato di una persona
- maltrattamento genetico
Maltrattamento fisico
E’ quello che penso più o meno tutti hanno presente.
Cane preso a botte, a calci, strattonato per esempio.
Il cane può reagire opponendosi o al contrario immobilizzandosi paralizzato dalla paura.
Il cane può riportare anche lesioni a livello fisico.
Maltrattamento verbale
Non so se è un termine che ho coniato io o se cercando in rete trovate qualcun altro che ne parla.
Qui dentro rientrano tutti quei momenti in cui il cane viene “insultato”, il tono di voce e l’espressione della persona è dura. Può essere anche una “punizione” per qualcosa che ha fatto, ma è esagerata, fuori contesto.
La persona scarica sul cane la propria frustrazione a voce.
Non sto parlando di un singolo evento (che non è piacevole comunque), ma di situazioni reiterate nel tempo, che creano nel cane sfiducia, allarme. Il cane soprattutto in ambiente familiare dovrebbe essere sereno, invece non lo è.
Deprivazione
Cosa è la deprivazione?
Deprivare significa impedire, privare un individuo di fare o di vivere qualcosa. Nel nostro caso in particolare, mi riferisco soprattutto a tutte le varie esperienze necessarie alla crescita individuale, ma anche privazione di qualcosa necessario alla sopravvivenza.
Può essere privazione del contatto con altri esseri viventi (altri cani, persone…), privazione dei bisogni primari (cibo, acqua, movimento). Privazione di tutto o quasi ciò che serve ad un individuo per formarsi e raggiungere il proprio equilibrio ed esprimersi.
Privazioni particolarmente pesanti se si pensa ad un cucciolo che deve (e sottolineo deve) essere messo nelle condizioni di vivere serenamente un età delicatissima, fare buone esperienze per sviluppare la propria personalità, raggiungere il proprio equilibrio, imparare a gestire diverse sfere (dal contatto, al proprio autocontrollo, ai rumori, odori ecc).
Le conseguenze possono essere spesso gravi: paure, fobie, sindromi di iperattività, ipersensibilità, difficoltà nel rapportarsi ad altri (cani, persone…) ecc.
Difficoltà pesanti, a volte pesantissime!
Mancanza di soddisfazione dei bisogni fondamentali
Mancanza di pappa, di acqua per esempio.
Cani lasciati più o meno tutto il giorno sotto il sole in piena estate o al contrario sotto la pioggia in pieno inverno.
Cani confinati su un terrazzo tutto il giorno tutti i giorni.
Nessuna uscita perché tanto c’è il giardino.
Interazione con altri cani non se ne parla neppure, tanto è un cane non una persona e non ne ha bisogno.
Nessun gioco, perché tanto si arrangia da solo.
Isolamento sociale
In questo caso, il cane è lasciato in pratica solo durante tutta la giornata più o meno tutti i giorni.
Per esempio cane adottato e poi lasciato in un recinto in giardino. A volte, legato alla catena.
Sia chiaro che non è il recinto il problema, ma soprattutto la mancanza di contatti sociali con la famiglia in primis e con il resto del mondo.
A volte l’interazione è ridotta solo al momento in cui arriva la pappa e li spesso il cane è agitato (magari salta addosso, mordicchia…), cosa che ovviamente infastidisce di solito la persona.
E’ vero che ci sono anche cani che non sono gli animatori della festa, ma almeno con la famiglia il contatto, la condivisione ci deve essere.
Se no, ci si prende un peluche che non puzza se si bagna, non perde il pelo, non deve mangiare e si può spostare in casa dove si vuole senza problemi.
“Coccole” subite
Ma come, le coccole sono un maltrattamento?
Chiarisco che mi riferisco alle coccole subite, quelle insistenti dove la persona ignora o decide di ignorare i segnali di un cane che dichiara di essere infastidito.
Segnali che tendono a diventare sempre più evidenti man mano che la situazione si reitera nel tempo.
E qua, più che all’estraneo che vuole coccolare un cane sconosciuto (cui lo invito a pensare se gradisce lui stesso essere abbracciato e tocacciato da chiunque passi per strada), penso alla famiglia che spesso ignora i segnali del cane, invade lo spazio senza “chiedere il permesso” o lo mette in situazioni che personalmente mi farebbero odiare chi tiene il mio guinzaglio se fossi io stessa un cane.
Cani portati a forza da altri cani per fare conoscenza, oppure cani sgridati dalla stessa famiglia se non accettano coccole di estranei o forzati a rimanere lì in quella situazione.
A questo proposito ti invito a leggere questo articolo: Coccole e coccole
Cane come il surrogato di una persona
Avete mai visto foto di cani con smalto sulle unghie? Oppure acconciati come la Bestia di “La bella e la bestia”? O vestiti come persone? (non parlo di cappottini utilissimi in certi casi!).
Tutte azioni che possono far sorridere… ma veramente quel cane vuole quelle cose? Desidera ardentemente lo smalto sulle unghie coordinato con quello della sua proprietaria? O quella gonnellina totalmente inutile che crea solo fastidio?
Star fermo per completare una manicure del tutto inutile?
Cosa spinge una persona a fare ciò non ne ho idea, ma non ci vedo rispetto verso il cane.
Maltrattamento genetico
Su questo tipo di maltrattamento ho dedicato un articolo a parte a questa pagina: Maltrattemento genetico.
Spesso i vari “maltrattamenti” si intrecciano tra di loro con diversi livelli di gravità.
A volte basterebbe più consapevolezza per evitare “danni” ad un essere vivente che non ha deciso di sua spontanea volontà di essere lì, in quella situazione.
The Dog's Tail / 27 Aprile 2024
Grazie Manuela 🙂
Bella domanda. Purtroppo non ho la risposta delle risposte…Tantissimo sta nelle mani della famiglia del cane.
Non so che tipo di maltrattamento stia vivendo quel cane che vedi tu.
A volte manca solo un po’ di consapevolezza da parte della famiglia. Quindi trovando il modo di far arrivare a quelle persone qualche risorsa (video, lettura, esperienze di altri o le proprie) senza voler giudicare nessuno, può succedere che a quella famiglia si apra una finestra nella testa e che inizi a percepire il proprio cane come un individuo che ha i suoi bisogni, le sue emozioni, le sue paure, attitudini ecc.
Altre volte, purtroppo, è indifferenza totale. La famiglia si sta vivendo il cane come un oggetto, oggetto che deve appagare la famiglia stessa. Non c’è interesse verso il suo benessere, emotivo soprattutto. Queste purtroppo sono situazioni ancora più difficili e che mi fanno dire “perché l’avete adottato???”
Manuela / 20 Aprile 2024
Un bel articolo. Io non ho il cane ma ho davanti alla mia abitazione un esempio concreto di quello che leggo. E la sofferenza si allarga ai vicini. Cosa si può fare?