Come lavoro e perché è importante saperlo?
Ho dedicato una pagina apposta perché questa informazione è importantissima da dare alla famiglia che mi chiede aiuto.
Soprattutto all’inizio di questo lavoro, tante cose mi sembravano scontate…talmente scontate che…perché scriverle?
Ci sono diverse correnti di pensiero, diversi approcci e differenti da come lavoro io, molte figure professionali diverse che spesso vengono confuse e tantissime credenze e leggende metropolitane.
Parto con il dire chi è per me il cane.
Il cane per me è parte integrante della famiglia. E’ un membro a tutti gli effetti, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia. Se il cane ha un problema si riflette anche sulla famiglia. E viceversa.
Sì, perché spesso nostri problemi (di lavoro, di famiglia…) incidono anche sul cane, che altrettanto spesso passa in secondo piano. Un circolo vizioso, un cane che si morde la coda. Si parla quindi di Relazione e Zooantropologia. Il cane non è un’entità a sé, ma è in relazione con la sua famiglia e ovviamente anche con il mondo fuori.
Il cane pensa, ragiona, fa collegamenti, fa delle scelte, prova emozioni, ha una sua personalità. Non è solo istinto. Non è un programma di un computer che esegue delle istruzioni sia che il tempo sia bello, brutto, nuvoloso o soleggiato. La sua personalità e il suo stato d’animo si riflettono nella sua camminata, nelle sue espressioni, nei suoi movimenti. Si parla quindi di Cognitività ed Emozioni.
Durante un percorso con la famiglia e il suo cane, tengo conto di questi aspetti. Anzi, questi aspetti sono alla base di un percorso, che si tratti di educazione, di riabilitazione comportamentale o sportivo.
Un percorso è costituito da diversi incontri che possono svolgersi al campo, a domicilio o fuori in strada. Il luogo dell’incontro è valutato dall’educatore/istruttore rispetto ai progressi, alle difficoltà che emergono di volta in volta.
Niente metodi coercitivi, cioè quelli che inducono paura e/o dolore nel cane per raggiungere un obiettivo. L’apprendimento è migliore in una situazione serena, sia per noi che per il cane. Sono dell’opinione che se si deve ricorrere alla paura per ottenere un risultato, manca qualcosa a monte.
Il bocconcino, questo è un altro aspetto importante. Non ci vedo nulla di male nell’utilizzo di cibo come gratificazione per il nostro cane, se per il nostro cane il cibo è gratificante. Alcune persone dicono: “ma fa così perché hai del cibo in mano”. Il punto è proprio questo. Il cane non è stupido e come detto prima “non è solo istinto”. Il cane non fa una cosa “solo perché ho del cibo in mano”, perché se così fosse in moltissime occasioni in cui passiamo in secondo piano per il nostro cane, il cibo dovrebbe bastare per riportarlo su di noi (cani che si lanciano al guinzaglio verso altri per esempio). Invece non è così. Quello che conta è la Relazione, il rapporto tra cane e famiglia. Il cibo è solo un mezzo e se ben utilizzato non sarà sempre indispensabile.
Il cane non è come un essere umano ma con capacità inferiori.
Il cane è un cane. La sua diversità è una ricchezza.
Approfondimento: Metodo cognitivo, relazionale, zooantropologico ed emozionale
Metodo cognitivo, relazionale, zoo-antropologico ed emozionale. Cosa vogliono dire queste parole?
– cognitivo: consideriamo il cane un essere pensante, che ragiona, dotato di una propria intelligenza, in grado di riflettere, fare esperienze, ricordare il passato e pensare al futuro. Un essere, che come noi, elabora le informazioni che riceve, le memorizza e risponde in modo adeguato. L’approccio cognitivo si differenzia dai metodi basati sul condizionamento stimolo-risposta secondo cui ad ogni stimolo segue una risposta automatica, come se il cane non ragionasse ma rispondesse appunto in modo automatico.
– relazionale: coinvolgiamo il nostro cane nella nostra vita, riconoscendogli un ruolo e favorendo l’espressione delle sue caratteristiche soggettive e delle sue attitudini. Come? rendendolo partecipe nelle nostre giornate, condividendo con lui spazio e tempo, attraverso attività adatte all’individuo che abbiamo di fronte, senza fare di tutta l’erba un fascio.
– zoo-antropologico: la Zooantropologia è una disciplina recente che studia l’interazione dell’uomo con le altre specie animali e i contributi che l’uomo può ricevere dalla diversità animale. L’applicazione nella pratica di questa disciplina consiste nel considerare ed intervenire non sul singolo individuo (solo sull’uomo o solo sul cane nel nostro caso), ma sul rapporto tra i due, sul sistema “relazione uomo-animale” che è costituito da tutti e due. Questo implica comprendere che il cane non è uno strumento di lavoro o un “essere umano inferiore”, ma un individuo che ha la sua identità, il suo bagaglio di conoscenze, di emozioni e di capacità. Per questo motivo durante i nostri corsi è la coppia uomo-cane che partecipa, che prova con le proprie mani e zampe quello che gli viene proposto. Il nostro cane fa parte di un sistema più complesso, così come ne facciamo parte noi. Pensare che il cane sia un individuo a sé stante, indifferente a quanto gli succede intorno è assurdo ed è negare la realtà.
– emozionale: il cane proprio come noi, prova emozioni che influiscono sulla percezione dell’ambiente che lo circonda e sui suoi comportamenti con noi, con altre persone, con altri cani e più in generale con l’ambiente che lo circonda. Non prendere in considerazione questa sua parte è tralasciare un pezzo fondamentale di ciò che è il cane e rapportarsi verso di lui alla cieca.